mercoledì 4 novembre 2009

Il crocifisso nelle aule

Il crocifisso nelle aule
È garanzia di libertà per tutti,

di Pier Giacomo Grampa, Vescovo di Lugano. (FONTE: www.gdp.ch)

Una recente sentenza della corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha decretato l'allontanamento del crocifisso dalle aule scolastiche della vicina Italia. “Summum jus, summa iniuria”: dicevano già gli antichi. Quando si applica il diritto con freddezza astratta e pregiudizio ideologico si producono sentenze miopi e sbagliate, perché il principio di laicità non comporta un'ostilità rispetto ai sentimenti religiosi. Laicità non vuol dire agnosticismo, estraneità, ostilità rispetto alla religione (questa sarebbe una scelta di campo ideologica, alla faccia della neutralità dello Stato), non può avallare la pretesa di soppressione di un valore tradizionalmente accettato in un determinato popolo. Quando il crocifisso è collocato al di fuori di un luogo di culto assume un valore non religioso, ma culturale, di simbolo di una tradizione e di valori che naturalmente non esclude l'esistenza di altri valori, anzi esprime in chiave simbolica l'origine di valori di tolleranza, di rispetto, di valorizzazione della persona, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell'autorità. La presa di posizione dei Vescovi svizzeri a proposito dell'iniziativa contro la costruzione di minareti nel nostro Paese è la riprova di questa attitudine di buon senso, tolleranza e rispetto. Mi domando se invece dell'arido, astratto diritto non si debba usare un poco più di buon senso per risolvere certi problemi di convivenza ed integrazione. Ad esempio nella società lavorativa di oggi la questione non deve essere di abolire, in nome del diritto di uguaglianza, le festività domenicali di chiara matrice cristiana, quanto semmai di garantire a tutti di vivere non in contrasto con la rispettiva professione religiosa. I cristiani non hanno abolito i nomi pagani dei giorni della settimana: giorno della luna, di Marte, di Mercurio, di Giove, di Venere, quando hanno introdotto il sabato di origine ebraica e la domenica di matrice cristiana. È questione di misura, tolleranza reciproca, equilibrio e buon senso per non scatenare inutili lotte di religione. Per ritornare al crocifisso ricordo quanto scriveva nell'Unità del 22 marzo 1998 una scrittrice non sospetta di debolezze clericali, Natalia Ginzburg: «Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo, è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l'immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo».